Rilevatore di stanchezza in auto: cos’è, tipologie, come funziona

29/03/2023

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Anche se si hanno poche occasioni per effettuare dei lunghi viaggi, è fondamentale sapere che la guida deve essere sempre attenta, vigile e concentrata. Condizioni che, peraltro, se mantenute per lungo tempo possono contribuire all’insorgere di stanchezza per chi guida. A questo proposito, i rilevatori di stanchezza del conducente, attualmente adottati da molte auto moderne e tecnologiche, sono fra i sistemi ADAS più diffusi, semplici ed efficaci, proprio per la tecnologia che integrano e in base alla quale funzionano. I principali tipi esistenti sono due: a tempo e reale. Vediamo cosa sono e come funzionano.

Ce ne sono di due tipi, uno dal funzionamento molto semplice, mentre l’altro richiede maggiore tecnologia.

Il primo si può definire rilevatore di stanchezza "a tempo", e funziona in base alla durata del viaggio. Il computer di bordo inizia a misurarlo nel momento in cui si accende il motore calcolandolo fintanto che questo non viene spento. Il dato è utile per calcolare la velocità media di percorrenza ma viene utilizzato anche dal sistema di rilevazione stanchezza il quale, a intervalli regolari (solitamente ogni 90 o 120 minuti), emette il segnale acustico e fa comparire una scritta sul display, consigliando una sosta. Alcune automobili prevedono un pittogramma che simboleggia una tazzina di caffè. Questo tipo di rilevatore ha un costo solitamente di poche decine di euro e si basa sostanzialmente su un timer. In realtà non viene misurata la stanchezza effettiva, ma si basa su una supposizione: il sistema ipotizza che un pilota dopo due ore continuative di viaggio potrebbe essere stanco e perdere concentrazione. Tanto è vero che se fermate l’auto e spegnate il motore, il tempo del rilevatore si azzera e ricalcola l’intervallo prefissato a partire dalla ripartenza.

Ben più complesso (quindi più costoso) risulta il rilevatore di stanchezza "reale": spesso, per funzionare al meglio, il sistema viene integrato all’interno di un pacchetto di optional che prevede anche il segnalatore di cambio improvviso di carreggiata. Si basa su vari sensori che monitorano costantemente il volto del guidatore, analizzando il battito delle palpebre, le eventuali smorfie del viso interpretandole come possibili sbadigli, i cambi improvvisi nella direzione senza che venga inserita la segnalazione luminosa. Sulla base di questi segnali, che sono in realtà dei sintomi, il sistema capta lo stato della persona, interpretando i segnali ricevuti e valutandone il grado di stanchezza. Questo tipo di analisi appare più dinamica, maggiormente veritiera rispetto alla prima, poiché in questo caso viene misurato l’effettivo affaticamento e dunque il consiglio della sosta ha più senso. Difatti può avvenire anche prima delle due ore canoniche, in base a costanti rilevazioni.

Le vetture più evolute, oltre ai sensori, ora contemplano anche la presenza di una telecamera interna che rileva i movimenti della testa del guidatore e delle pupille, interpretando sia la direzione dello sguardo sia l’inclinazione del capo. Se gli occhi puntano lateralmente oppure se l’inclinazione della testa è innaturale, ecco che il sistema emette impulsi e segnali. In ogni caso, si parla di un ausilio tecnico che lascia come sistema di sicurezza fondamentale il caro vecchio buon senso del guidatore.

Ogni quanto bisogna fare una sosta?

Per quanto riguarda il tempo limite di guida, non esistono limiti previsti per le auto, anche se si consiglia di non superare le 2 ore di viaggio consecutive ed effettuare brevi soste. Effettuare pause (anche brevi) serve infatti a ritrovare l'attenzione ed evitare di caricare eccessivamente i muscoli di gambe e schiena.

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